Zico, il verdeoro di Udine

Quando l’aereo è atterrato sulla pista dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari, si è chiuso un cerchio aperto l’estate di trentadue anni fa, quando un velivolo decisamente meno moderno era decollato da quello stesso cemento. Intorno molto, quasi tutto è cambiato. Solo una cosa è rimasta la stessa. Il colore, bianco nero, ed il numero 10. Arthur Antunes Coimbra è tornato in quella che nel corso del tempo è diventata la sua seconda casa. A Udine è tornato Zico.

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In realtà la sua casa, quella vera, quella che riscalda il suo cuore, è la Rio de Janeiro rossonera. Il Flamengo è la squadra in cui diventa grande, che lo identifica per tutti i brasiliani, che probabilmente sente ancor più sua. Però per tutti gli altri il binomio Zico e Udinese è inscindibile, eterno e permeante, tanto che Udine diventa una diretta appendice del suo destro fatato.

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Il Galinho arriva a Udine causando uno stravolgimento straordinario del corso degli eventi. Quadro generale. L’Udinese vivacchia a metà classifica, salvandosi più o meno tranquillamente anno dopo anno. La squadra ha parecchi nomi interessanti: Massimo Mauro, Pietro Paolo Virdis, Paolino Pulici, Dino Galparoli ma soprattutto Edinho ed il neo campione del Mondo Franco Causio. Il gap con le grandi però non permette di puntare a posti europei, e nel 1982-83 la squadra arriva sesta, dietro alla Roma scudettata, a Juventus, Inter, Verona e Fiorentina. Il presidente Lamberto Mazza però pensa in grande, in alcuni momenti probabilmente anche troppo, e crede che con il giusto innesto la squadra di mister Ferrari possa spiccare il grande salto e puntare a qualcosa di più della salvezza.

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Arthur Antunes Coimbra e Franco Dal Cin

Zico invece è un calciatore affermato a livello mondiale. Figlio più piccolo di cinque fratelli, a vent’anni ha già la 10 del Flamengo, ed è già chiaro che diventerà un campione stellare. Il suo soprannome è galinho, galletto, non è chiaro se per quel modo tipico di portare palla per il campo a testa alta o per il modo con cui scherza con il pallone. Con il FLA si prende la verdeoro, dove diventa uno dei giocatori più importanti e rappresentativi. Bronzo al Mondiale 1978, dove segna un gol contro il Peru, e bronzo alla Copa America 1979, due reti contro Argentina e Bolivia.

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Nel 1983 ha trent’anni, ha vinto tutto quello che poteva vincere con il Flamengo, compreso uno scudetto da imbattuti. Ma viene contattato da Juan Figer Svirsky, principale intermediario tra l’Italia ed il Brasile, al centro di ogni trattativa. Ci penserà lui, a portare Zico in Friuli, insieme a Lamberto Giuliodori, che l’anno prima aveva già maritato Edinho e l’Udinese. Ma servono un bel po’ di soldi, al Flamengo è un idolo, e la dirigenza vuole che la delusione dei suoi tifosi sia commisurata al denaro che entra nelle loro tasche.

Sei miliardi di lire. Valgono un bel po’ di lacrime.

Ma l’Udinese non ha quella cifra, neanche lontanamente. Il presidente, Lamberto Mazza, ed il direttore generale Franco Dal Cin hanno nelle casse societarie poco più della metà. Mazza è proprietario della Zanussi di Pordenone, trentamila dipendenti e perenne crisi economica. Non può dirottare una tale somma sull’Udinese, e la Federcalcio lo sa. Per questo, quando la trattativa viene scoperta, si drizzano le antenne degli investigatori della Lega.

Al di là delle possibilità della Lega c’è però la nascita della Grouping Limited, capitale sociale quattro sterline e sede Londra. La nascita di questa misteriosa società precede di poche ore la stesura del contratto, ed a questa Grouping Limited toccherà pagare il 40% del costo di Zico. Soldi che in realtà sono di una serie di sponsor, tra cui Adidas, Coca – Cola e Diadora. Piccola postilla necessaria. Dal Cin, cinque anni prima, è stato il primo ad introdurre lo sponsor sui pantaloncini dei giocatori, quindi la dirigenza sa come sfruttare l’immagine dei propri tesserati. Poi, sfruttando la compiacenza di alcune banche uruguaje, l’Udinese riesce a mettere sul piatto tre miliardi abbondanti di lire, sufficienti insieme a tutti gli altri soldi ad accontentare il Flamengo.

E’ in realtà il segreto di Pulcinella. Quando, l’8 giugno 1983, Arthur Antunes Coimbra firma il contratto, tutti sanno che la Grouping Limited è in realtà riconducibile all’Udinese. Una settimana dopo, Zico è a Ronchi dei Legionari, mentre piove fuoco sulla gestione Mazza. I sindacati insorgono contro questo affare miliardario, mentre gli operai della Zanussi rischiano il licenziamento e la cassa integrazione. La Federcalcio si rende conto di essere stata presa per il naso, ed a fine mese congela il mercato. Si decide che qualsiasi trasferimento dall’estero successivo al 13 giugno debba essere accuratamente controllato, messa in allarme anche dalla trattativa tra Cerezo e la Roma. Ed il 2 luglio annulla d’ufficio i trasferimenti di Zico e Cerezo.

Mentre i giallorossi decidono di procedere per vie legali, a Udine la scelta è di cuore, di pancia, di popolo. Si scatenano proteste di piazza, dove tifosi bianconeri si riversano inneggiando alla Roma ladrona, al campionato falsato ed al famosissimo “O Zico o Austria”.

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La Federcalcio crolla sotto le proteste accerchianti. Il CONI costringe la Lega a ribaltare la decisione, e di colpo i documenti che Mazza e Dal Cin avevano portato a loro difesa diventano da inammissibili ed inconcludenti a probanti la sostanziale innocenza dell’Udinese, che comunque viene rimproverata per averli prodotti troppo tardi. Comunque Zico, che in tutto ciò è rimasto a Udine in attesa, può finalmente prepararsi a giocare.

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E lo farà splendidamente.

In estate, al Friuli cade pure il Real Madrid, con le reti di Zico e Causio. Prima partita in Serie A, contro il Genoa, doppietta per il cinque a zero finale. Seconda partita, in casa con il Catania, doppietta per il tre a uno finale. E’ folgorante, la Serie A di quel periodo non ha nulla che si avvicini alla classe di Zico. Poi purtroppo il resto della rosa non è all’altezza, la società si spacca con le dimissioni di Dal Cin e la mancata conferma dell’allenatore Ferrari e l’Udinese a fine stagione sarà nona, ben lontana dalle ambizioni di scudetto che i giornalisti attribuiscono ai bianconeri.

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Il suo anno però è incredibile. Diciannove reti, record per uno straniero esordiente nel massimo campionato italiano, ad un gol da Platini. Le punizioni sono una sentenza, tanto che “Tutto il calcio minuto per minuto” comincia a dare la linea ai suoi inviati non appena all’Udinese viene fischiato un fallo non lontano dall’area di rigore.

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E’ la tipica e tradizionale occasione mancata. Sarebbe potuto succedere, certo, ma solo in quel momento. Poi il perfetto equilibrio si rompe, l’allineamento dei pianeti si spezza, l’alta torre di sassi instabili cade. Dal Cin è partito, se ne vanno anche Causio e Virdis, rimane solo Zico ad illuminare. Ma presto anche lui sparisce, a causa di un infortunio che lo tiene fuori praticamente tutta la stagione. Solo tre gol, prima che alle difficoltà in campo si sommino accuse di evasione delle tasse.

Nessuno se la sente di costringere l’uomo, più che il calciatore, a restare. Non c’è alcuna difficoltà a rescindere il contratto, Zico ha chiesto di andarsene e accontentare Zico è il minimo che si possa fare per ripagarlo di quello che ha regalato a società e tifosi. La possibilità di sognare, la possibilità di essere grandi, la possibilità di ammirare un campione giocare in bianconero e segnare in bianconero.

Marco Pasquariello

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