Magic Donald Bang Bang

«Quando diventerò presidente degli Stati Uniti ci sbarazzeremo delle “gun free zone”»

Donald Trump, NRA Convention, 20 maggio 2016

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Donald Trump durante la Convention di maggio della NRA (Foto ANSA)

Nel nostro Lost in Trumpnation, abbiamo fin qui cercato di descrivere il magico mondo di Donald Trump, il neo eletto 45° Presidente degli Stati Uniti d’America che tanto sta facendo dibattere l’opinione pubblica. Abbiamo tracciato quelle che potrebbero essere le sue mosse in termini di politica estera, delineato le strategie comunicative che l’hanno portato a segnare punti importanti per la vittoria finale, descritto il rapporto con l’amico Putin e fatto un parallelismo con il nostro Silvio Berlusconi.

Qualcuno direbbe che la storia si ripete sempre e che nulla accade per caso. E in effetti la storia del tycoon self-made man che conquista la guida di un Paese grazie al suo potere economico/mediatico è una tematica molto interessante da approfondire (23 anni fa la salvifica discesa in campo del Cavaliere), ma non è l’argomento di questo post. Il Berlusca potrebbe essere in questo caso una buona esca per parlare di slogan elettorali che, contestualizzati a Trump, riguardano il tema delle armi.

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Illustrazione di Stefano Grassi

Come avrete notato ho cominciato questo post inserendo in testa una frase pronunciata da Magic Donald (che piaccia o no, Trump ha qualcosa di magico) in occasione dell’ultima Convention di maggio della NRA (qui l’intervento completo), la potente lobby delle armi che ha messo in ginocchio il sogno dell’amministrazione Obama di riempire le strade americane di pistole ad acqua. NRA (di cui ho già parlato qui) che è stata fondamentale nella campagna elettorale di Trump, con il suo endorsement ufficiale e il suo gioco di sponda sulla tematica armi, portata avanti in campagna elettorale in primis contro Hillary Clinton, accusata di voler minare la sicurezza degli americani intaccando il Secondo Emendamento della Costituzione – e contro la quale Magic D. ha scatenato quello che ha definito “il popolo del Secondo Emendamento”.

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Le congratulazioni a Trump per la vittoria da parte della NRA sul suo profilo Instagram

Se in Italia tutti correvamo dietro al sogno di una casa senza tasse da pagare, come ci prometteva il Cavaliere, negli States il Paradiso sembra essere quello di una società dove pistole, fucili e proiettili potranno tranquillamente circolare senza limiti e restrizioni al fine di garantire la sicurezza più assoluta. Non che fino ad ora ce ne fossero di particolari di limiti (chiedere al povero Obama).

Oggi, in una società, quella americana, stravolta dalle mass shooting (nelle quali, purtroppo, si vedono spesso e volentieri protagoniste le scuole), pensare a una libera circolazione di fucili e pistole in luoghi come banche, chiese, uffici e – appunto – scuole, fa quantomeno rabbrividire. Certo, dato il personaggio incarnato da Trump e la maggioranza repubblicana nelle due camere, un provvedimento del genere potrebbe anche diventare realtà, alla faccia delle lacrime piante pubblicamente da Obama per le vittime da armi da fuoco. 

Quello che dobbiamo ammettere è che all’americano medio l’arma da fuoco piace quanto a un italiano una birra ghiacciata davanti a una partita di calcio in televisione. Il diritto a difendere se stessi e la propria famiglia è qualcosa di sacro che trascende dalle forze di polizia che dovrebbero garantire l’ordine (e che a loro volta abusano del loro ruolo). È come se vigesse una sorta di Far West nel quale ogni cittadino si sente legittimamente un cow-boy pronto a tutto pur di difendere il proprio territorio e i propri beni. Ed è proprio su questo patriottismo latente che ha fatto e fa leva Trump, come dimostra questo video sul  canale YouTube della NRA, nel quale il vicepresidente e CEO della potente lobby , Wayne LaPierre, invita i patriotti americani a sostenere la causa di Magic Donald nell’interesse dell’America:

Un endorsement ancora più chiaro grazie allo slogan Our Time Is Now, che ben completa il Make America Great Again di The Donald:

Un sentimento condiviso da gran parte dei cittadini americani e che rappresenta un malcontento diffusosi contro le politiche anti armi promosse dell’amministrazione Obama, come raccontato nella puntata di Presadiretta andata in onda su Rai3 a fine settembre dello scorso anno. Una puntata nella quale emerge quella larga fetta di elettorato che ha molto probabilmente portato Donald Trump alla Casa Bianca, rappresentata dal cittadino americano preoccupato dalla minaccia Hillary Clinton e deciso a difendere il Secondo Emendamento a qualsiasi costo. Disposto quindi anche a votare The Donald, l’unico a sostenere pienamente e con forte enfasi in campagna elettorale il diritto a possedere e usare un’arma da fuoco in ogni caso e in ogni dove. “Più armi uguale più sicurezza” è la ricetta predicata da Trump e sbandierata come soluzione al problema terrorismo. Anche in occasione degli attentati avvenuti in Europa: “Se i cittadini francesi avessero avuto con sè un’arma, tutto questo non sarebbe successo”.

Ma per una parte della società americana a favore delle armi c’è ne è anche una che ne è vittima. Nel decennio compreso fra il 2005 e il 2015 sono più di 300.000 le vittime per arma da fuoco: precisamente 301.797, contro le 71 per terrorismo. Numeri che avevano indignato Obama, la cui proposta di legge per limitare e regolamentare la vendita delle armi è stata però più volte ostacolata dal Congresso, o meglio, dalla NRA. Già, perché proprio la potente lobby delle armi è in grado di tessere le fila nelle due camere statunitensi grazie ai numerosi contatti con i membri di entrambi i partiti, foraggiando le loro campagna elettorali. Come raccontato dal docu-film di Robert Greenwald Making a Killing: Guns, Greed & the NRA, nel quale si affiancano ai numerosi messaggi di cordoglio inviati dai politici alle famiglie delle vittime per armi da fuoco, gli importi delle donazioni della NRA alle loro campagne elettorali. Solo per citarne alcuni: Pat Roberts, Senatore del Kansas per il Partito Repubblicano (40,700 $); Rep. Kurt Schrader, esponente del Partito Democratico in Oregon (5,000$); Jackie Waloroski, membro della Camera dei Rappresentanti per il Partito Repubblicano (8,000 $).

Nel 2011 il profitto della NRA è stato stimato in 227,8 milioni di dollari, mentre si ritiene che l’industria delle armi generi un ricavato annuo di circa 11,7 miliardi di dollari. Soldi che girano e che servono a pagare i salari dei membri della NRA, così come le campagne elettorali dei politici in cambio del loro no alla regolamentazione delle armi al Congresso. Soldi che non serviranno certamente a The Donald per foraggiare le sue campagne elettorali, quanto per affermare il suo potere, in un vorticoso giro di arricchimento per industriali e lobbisti delle armi da fuoco, grazie alle politiche protezionistiche che pian piano Trump ha iniziato ad attuare.

Dormite pure sonni tranquilli, miei cari concittadini. Alla vostra sicurezza ci pensa lo Sceriffo Donald.

Firmato,
Magic Donald Bang Bang

Giuliano Martino
@Giulma90

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